Perché semplificare? Parliamo di re-Brand. Cosa significa fare il restyling di un logo e soprattutto perché succede?
Innanzitutto è bene comprendere che ogni marchio ha la sua storia ma ce ne è stato uno in particolare che in questo ultimo anno ha fatto discutere tra le nostre tavole: il logo Barilla. Abbiamo scelto questo esempio perché rappresenta uno dei marchi italiani più identitari e che dal suo anno di nascita, 1877, continua a rendere celebre la pasta in tutto il mondo. Come è cambiato il logo, sono cambiati i packaging in un’ottica sempre più green; questo perché se ci avete fatto caso, nella linea blu di prodotto è scomparsa la finestrella in plastica che lascia intravedere l’interno. Pertanto, se pensiamo allo smaltimento dei rifiuti è più facile gestire una confezione monomateriale che finirà esclusivamente nella carta.
Ma non solo, risulta semplificata anche l’estetica nella disposizione grafica in copertina e in tutti i suoi contenuti descrittivi. Font più grandi e isolati – se si pensa ai minuti di cottura posti nella parte bassa. Insomma tutto più equilibrato, essenzializzato un po’ nell’ottica americana. Barilla desidera probabilmente allinearsi ai mercati esteri. L’Italia è tra i pochi Paesi abituati a uno stile ancora troppo “rustico”, reale e tangibile. In pratica, se vogliamo modernizzarci dobbiamo cominciare a entrare in una filosofia più minimale che non significa freddo o banale, semplicemente una legge di marketing che funziona esattamente come i loghi perché tutto risulta immediatamente comprensibile.
L’evoluzione Barilla cominciata a gennaio 2022 con la presentazione del nuovo logo, un restyling comunque rimasto abbastanza fedele alla vecchia immagine, ma quel tanto che ha fatto parlare di sé! Anche perché a noi italiani si sà piace parlare e soprattutto criticare.. dire la propria, farsi notare. E come ogni bravo italiano, anche la Barilla ha fatto parlare di sé trasformando il suo logotipo in una immagine simile ma più essenziale, internazionale.
Nella nuova versione il logo abbandona completamente quell’ovale bianco con la linea di contorno che offriva un effetto dinamico, a favore di un ovale rosso in unica tinta con il font centrato e più statico. Il logotipo, sormontato ora dall’anno di fondazione – aspetto a cui probabilmente l’azienda ha voluto dare rilevanza ulteriormente rafforzato dalla sua collocazione alta – risulta meno rotondeggiato e meno approssimativo per i ritocchi nei glifi che definiscono meglio la lettera R con l’asta orizzontale più delineata assieme agli occhielli delle spaziature interne e particolarissimo il punto della I preponderante. Nonostante tutto, rimangono quasi invariate quella B maiuscola, l’effetto corsivo, la forma ellittica di fondo e il rosso seppur meno vivace per un bilanciamento ottico in linea con la sua storia.
Perciò torniamo alla domanda iniziale: perché semplificare? Perché un logo più semplice ha un impatto maggiore?
I due concetti che stanno alla base della comunicazione e della percezione del brand sono:
- spazio bianco (inteso come vuoto)
- contrasto
Un logo funziona non perché è semplice, ma perché è inserito all’interno della realtà complessa della pubblicità. Siamo bombardati costantemente da immagini, suoni, luci e colori, tutti elementi che creano una sorta di rumore di fondo. Ma quando visualizziamo in tutto questo caos una forma semplice circondata da uno spazio bianco, quel messaggio viene percepito con più facilità. Questo perché lo spazio bianco attorno al logo riesce a direzionare l’occhio in quell’esatto punto creando una connessione visiva. La semplicità è diventata una necessità in una società bombardata di campagne pubblicitarie che non sono affatto minimali! Siamo invasi da una realtà che riempie i nostri occhi.
Quindi trasmettere un logo semplice resta sicuramente un grande vantaggio e può funzionare grazie al contrasto visivo posizionando l’icona con il giusto spazio bianco attorno a uno spazio ricco di altri elementi.