Prende sempre più forma il Portafoglio Digitale o Digital Identity Wallet, lo strumento digitale che l’Unione Europea vorrebbe estendere a tutti i cittadini della comunità europea entro il 2030 come da agenda (Agenda 2030) e che si presenta, detto dalla vicepresidente esecutiva per un’Europa più digitale Margrethe Vestager, come ciò che:
“ci consentirà di operare in qualsiasi Stato membro come facciamo a casa senza costi aggiuntivi e con meno ostacoli, che si tratti di affittare un appartamento o aprire un conto bancario al di fuori del nostro paese d’origine, facendolo in modo sicuro e trasparente”.
Alle parole sopracitate si aggiungono anche quelle del Commissario per il mercato interno Thierry Breton che lo definisce uno strumento sicuro e pratico per gestire e semplificare qualsiasi iter burocratico che coinvolge le amministrazioni nazionali come quando si deve presentare una dichiarazione dei redditi così come iscriversi ad un’università europea. In sostanza, a detta di Bruxelles, il DW offre una gamma di servizi sicuri ed affidabili, un’affermazione sentita fino a un pò di tempo fa in merito ad una questione che non è tema di quest’articolo e che qualcuno, volendo, può facilmente immaginare.
La norma a cui fa riferimento il Portafoglio Digitale è il Regolamento eiDAS entrato in vigore nel 2014 per dare una condotta a pratiche come l’identificazione elettronica e i servizi fiduciari per le transazioni elettroniche. Sempre come contenuto nel regolamento, gli Stati membri o soggetti privati riconosciuti da uno Stato membro della UE devono impegnarsi per offrire ai cittadini e alle imprese portafogli digitali capaci di collegare le loro identità digitali nazionali come prova di altri elementi identificativi come la patente di guida, i titoli di studio e, soprattutto, il conto bancario.
L’intenzione è quella di coinvolgere tutti i cittadini comunitari per agevolare loro l’accesso ai servizi online.
scavalcando l’impiego di metodi privati d’identificazione condividendo “senza motivo” dati personali avendone quindi il pieno controllo.
D’altronde sono ormai molti anni che i pagamenti elettronici sono diffusi al punto da scavalcare la forma tradizionale di pagamento via POS in negozi e locali; riguardo ai dati abbiamo fornito per anni e continuiamo a fornire dati a servizi che ci agevolano al punto da farci diventare pigri pur di farci consegnare a casa quanto acquistiamo. In fatto di agevolazione, in primo luogo
il DW memorizza i dati dei nostri conti bancari così da facilitarne l’accesso per completare le più comuni operazioni quotidiane
come il pagamento alle casse, gli acquisti sul web e le transazioni da un corrente all’altro oltre che carte bonus dei negozi. L’offerta di questo servizio consiste inoltre di conservare anche informazioni che permettono la mobilità, quindi patenti di guida e biglietti di trasporto, persino biglietti per poter partecipare ad eventi. Come se non bastasse, questo servizio si estende con una sua versione cifrata per memorizzare le chiavi che custodiscono le criptovalute.
Il DW è relativamente semplice da utilizzare: è sufficiente scaricare il relativo software nel proprio dispositivo sia mobile che fisso. Al termine dell’installazione s’inseriscono le proprie carte di credito, la carta d’identità e, in qualche paese, la patente di guida. In questo modo è possibile svolgere qualsiasi operazioni bancaria e d’identificazione con il solo uso dello smartphone nel momento in cui la propria banca conferma le informazioni delle carte conservate nella memoria del dispositivo.
Quali sono i DW attualmente disponibili?
- PayPal: ormai una realtà da anni, permette pagamenti online e trasferimento di denaro tra parti sia su dispositivi Android che iOS;
- Apple Pay: è una tecnologia di pagamento esclusiva Apple. E’ stata realizzata per allontanare i consumatori dai portafogli fisici conservando le proprie carte di debito e credito solo nei dispositivi iPhone o Apple Watch;
- Android Pay: sviluppata da Google, si basa sulla tecnologia NFC ed abilita i pagamenti semplicemente
tramite il contatto tra uno smartphone Android su un terminale con abilitazione NFC; - Samsung Pay: è un sistema che, memorizzando carte di debito e credito, permette pagamenti sia tramite tecnologie NFC che MST. In sostanza permette al proprio smartphone di essere compatibile sia su sistemi contactless NFC che a banda magnetica tradizionali.
Molte sono le persone che preferiscono rimanere fedeli al tradizionale sistema offline del contante perché offre un migliore controllo della propria spesa senza alcuna commissione.
Proprio per questo motivo la UE vuole avere un proprio sistema di identificazione centralizzato motivandolo come necessario a garantire ai residenti nell’Eurozona il controllo dei propri dati anziché delegarlo a colossi come Google e Facebook.
Con un’identità elettronica europea sicura i cittadini europei possono controllare i propri dati accertandosi delle loro modalità d’uso, così dichiarano fonti della Commissione. La stessa fonte si augura che gli ID digitali contribuiscano nella lotta alle frodi online, assicurando che le persone sono più al sicuro quando utilizzano i servizi online e che questo può dare maggiore impulso all’economia (come sia possibile non se ne vede il senso).
Alcuni paesi dell’UE hanno già introdotto i propri sistemi d’identità digitale ma, sempre secondo fonti UE, la diffusione è bassa e non è stato compreso che si tratta di un modo per non lasciare i dati in mano alle multinazionali.
E’ davvero un metodo sicuro?
Davvero si può ritenere un metodo sicuro avere tutti i propri dati all’interno del proprio smartphone e che ogni nostra operazione quotidiana debba passare per un’app istituzionale ogni volta che ce ne fosse bisogno il tutto per la nostra sicurezza? Le affermazioni rilasciate dalle istituzioni europee si rivelano essere superficiali di fronte di situazioni che le stesse non hanno considerato. Prima di tutto se il telefonino dovesse scaricarsi o peggio rompersi mentre state trascorrendo una serata in un locale ed è il vostro portafoglio, che cosa fate? Peggio ancora è il caso in cui lo smartphone venisse rubato; è come essere morti perché potrebbe esserci la possibilità di non poter più recuperare i dati che dimostrano la vostra esistenza, che il telefonino venga o meno ritrovato.
Inoltre il portafoglio con tanto d’identità digitale gestita da un governo centrale al di sopra di ogni singolo governo nazionale fa si che questo possa tenere sotto controllo anche quanto leggiamo o pubblichiamo sul web. Ogni nostro commento potrebbe essere identificato, giudicato o censurato qualora dovesse dare fastidio a chi detiene il potere che potrebbe bloccarci l’accesso ad internet, di conseguenza, a qualsiasi nostro servizio che ci permette di vivere come accedere al proprio conto corrente, così come poter accedere ad altri nostri dati anagrafici utili allo svolgimento di qualsiasi nostra operazione di vita quotidiana.
Il Digital Wallet di fatto diventa una Digital Identity che viene associata ad ogni bene, finanziario o fisico, di nostra proprietà, ogni accesso od uso che ne facciamo sarebbe vincolato da ogni nostro comportamento.
Ci si troverebbe così a vivere in un’epoca fondata sul controllo totale della persona
dove qualora facessimo, scrivessimo, leggessimo, in sostanza pensassimo, qualcosa che non dovesse piacere a chi ci comanda, questo con un click avrebbe il potere di cancellarci economicamente e digitalmente e saremmo morti. Il Digital Wallet è l’apripista di una società fondata sul credito sociale come in Cina in cui non è permesso manifestare alcun comportamento oppure opinione discorde alle decisioni istituzionali. Resta l’incognita se il Wallet Digitale possa diventare un pericolo per le libertà personali scegliendo piuttosto di mantenere gli attuali metodi di identificazione.