Introdotto nel Medioevo, l’usanza del coperto nasce nelle antiche taverne. A quel tempo la taverna era più un punto di incontro e di rifugio dove trovare riparo specialmente nelle giornate fredde e piovose. Questo luogo offriva riparo in cambio di una piccola quota chiamata “coperto” che consentiva al viandante di consumare il proprio fagotto nel locale usufruendo di un posto a sedere e della cordialità. Il costo del coperto consentiva al proprietario di coprire il servizio offerto e la comodità del riparo, dal posto a sedere alle stoviglie. Le prime fraschetterie erano infatti semplici case simili a cantine dove i viandati consumavamo il proprio cibo con l’aggiunta del vino novello! Un vero business dei baccanti in cui ogni locandiere sosteneva:
“Tu sosti nel mio locale, tu acquisti da me solamente il vino e ti mangi il cibo portato da casa, tu paghi a parte questa sosta e il beneficio di un posto al coperto”.
L’esigenza poi di aggiungere al coperto grandi fogli di carta pervenne con la carenza di igiene e nel voler servire pasti più sostanziosi accanto al consumo di vino. Un desiderio popolare sempre più diffuso nel concepire la taverna come luogo di riparo, incontro e ristoro.
Una storia assai complessa, ma è fondamentale capire che il coperto sia nato principalmente come “tassa di permanenza”, obbligatoria nel caso in cui il visitatore sostasse consumando il cibo da lui preparato. La sua origine è venuta ai tempi nostri a decadere, considerata oggi parte integrante del conto (comunque a discrezione del ristoratore e che può dipendere dall’etica nazionale esattamente come la famosa mancia) con richiesti uno o pochi euro per l’utilizzo delle vettovaglie e la susseguente pulizia del tavolo.
È giusto pagare il coperto?
Non esiste in effetti una legge che lo preveda ma neppure una norma che lo vieti, a patto che la voce sia riportata nel listino prezzi del ristorante a sullo scontrino.
Si era parlato di un possibile decreto contro-coperto ma, al momento nulla di ufficializzato. Questo vuol dire che, a tutt’oggi, non ci sono regole che normano la presenza o meno del coperto al ristorante.
Pertanto, il proprietario del ristorante, se lo ritiene opportuno, può mettere in conto tutti quei servizi detti accessori e non compresi nel prezzo come la qualità delle pietanze, la cura e la professionalità del servizio offerto, così come il prestigio del locale. Se ci pensiamo, il discorso potrebbe valere per qualsiasi Brand anche nel settore della moda paragonando una sottomarca sportiva a un’Adidas o Nike. Questione di reputazione.
Certamente non pagheremo mai una pizza di un locale di periferia allo stesso prezzo di un’eccellenza stellata, seppur entrambi i prodotti forse meritino una recensione o, nel caso lo chef stellato non la meritasse, sappiamo bene il prezzo rimarrebbe giustificato. Infondo non resta solo una scelta di gusto, ma di marca.