Peppino Impastato e il giornale di controinformazione sociale Needfile Team 07/06/2022

Peppino Impastato e il giornale di controinformazione sociale

“ Appartiene al tuo sorriso

l’ansia dell’uomo che muore,

al suo sguardo confuso

chiede un pò d’attenzione,

alle sue labbra di rosso corallo

un ingenuo abbandono,

vuol sentire sul petto

il suo respiro affannoso:

è un uomo che muore.” Peppino

Nato nella mafia siciliana, Peppino percorse una strada difficile scegliendo la giustizia e la libertà denunciando i crimini della mafia di Palermo. Si spense il 9 maggio 1978 per mano di Cosa Nostra, la mafia siciliana. Non il solo ad essere ricordato in quella data, e che ne segnò altre, come il rinvenuto corpo di Aldo Moro, ex-presidente del Consiglio trucidato dai terroristi delle Brigate rosse. Due grandi nomi che si spensero nella stessa notte.

Chi mai sceglierebbe di voltare le spalle alle radici? Giuseppe Impastato, detto Peppino lo fece: una scelta differente di fronte a una comunità chiusa e cieca. Nacque il 5 gennaio 1948 a Cinisi, figlio di Luigi Impastato e Felicia Bartolotta, in una famiglia ben radicata sul controllo territoriale.

Ancora giovanissimo, Peppino scelse la strada della ribellione rompendo con il padre e, cacciato di casa, iniziò uno studio assiduo della politica diventando nel tempo un giornalista professionista. Partecipando a proteste e manifestazioni, fondò “Musica e Cultura”, un circolo per dare voce ai giovani compaesani dove trovarono spazio il “Collettivo Femminista” e il “Collettivo Antinucleare” tentativi di superamento della crisi sociale e in seguito, un canale radiofonico “Radio Aut” da lui condotto raccontando episodi di denuncia della malavita Cosa Nostra e battute satiriche su politici e personaggi corrotti. Nel 1978 si candidò alle elezioni comunali di Democrazia Proletaria. Il suo esempio incoraggiò tanti siciliani a denunciare.

“Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65, su basi puramente emozionali: a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. E’ riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione. Creammo un forte nucleo giovanile, fondammo un giornale e un movimento d’opinione, finimmo in tribunale e su tutti i giornali.”

Il 9 maggio del ’78 il corpo di Peppino, irriconoscibile, fu trovato abbandonato nei pressi di un binario ferroviario. Sfigurato dai sassi e dilaniato da una carica esplosiva, si suppose inizialmente un atto terroristico finito in suicidio. Venne fatto sembrare un incidente sulla base di sole ipotesi, ma infondo tutti sapevano la verità.

“ Fiore di campo nasce

dal grembo della terra nera,

fiore di campo cresce

odoroso di fresca rugiada,

fiore di campo muore

sciogliendo sulla terra

gli umori segreti.” Peppino

La sua morte divise la famiglia. La madre e il fratello Giovanni si ribellarono alla famiglia consegnando alcune prove che consentirono la riapertura del “caso Impastato” riconducendo ogni responsabilità a Don Badalamenti, l’amico del padre di Peppino.

Fu arresto solo vent’anni dopo, incriminato come mandante degli assassini. Era il 1997. La sentenza arrivò solo nel 2002 per Badalamenti e il suo vice Vito Palazzolo: condannati all’ergastolo e 30 anni di reclusione. Morirono poco dopo.

“ I miei occhi giacciono

in fondo al mare

nel cuore delle alghe

e dei coralli.

Seduto se ne stava

e silenzioso

stretto a tenaglia

tra il cielo e la terra

e gli occhi

fissi nell’abisso.” Peppino

Radio Aut – Giornale di controinformazione

Nei momenti del circolo “Musica e Cultura”, Peppino si soffermò più volte a spiegare l’importanza dello strumento radiofonico come forma di controinformazione per la preparazione degli interventi politici dando spazio a tutte le istanze ufficiali come Radio Onda Rossa e Radio Alice, conosciute e diffuse in quegli anni. La radio nacque una sera di primavera del ’77, all’interno di una delicata discussione tra tutti i membri del circolo. Al tempo i mezzi di comunicazione sociale disponibili non bastavano a garantire una informazione continua ed efficace. Era forte il bisogno di estendere la loro voce e di darla a tutte le fasce sociali più deboli (pescatori, contadini, donne, braccianti, precari).

Un giornale radiodiffuso con la possibilità di combinare altre tematiche d’attualità come la disoccupazione, le energie alternative, il rapporto tra generazioni. Partendo in pochi giorni con tutta l’attrezzatura necessaria, cominciarono le prime prove alla fine di aprile del ’77 sulla frequenza di 98,800 mhz, e dal 1 maggio il “Notiziario di RadioAut, giornale di controinformazione radiodiffuso” in onda due volte al giorno alle ore 20 e 23. Nel documento “Proposte di intervento radiofonico”, si legge: “Solo a partire da una presenza politica e culturale nel territorio, che sia, al tempo stesso, proposta di mobilitazione e organizzazione autonoma del sociale (comitati di disoccupato, organismi di lotta dei precari, collettivi femministi, circoli e cooperative culturali ed economiche, associazioni sportive ecc.), si può pretendere di costituire un rapporto dialettico tra la struttura radiofonica e l’ambiente”.

La sua attività ha ispirato film, canzoni e libri. Riformatore e perseverante nella giustizia e nella lotta per la verità, Peppino resterà un emblema di creatività per le sue iniziative volte al benessere sociale.

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