L’apparenza umana dell’influencer marketing: i nuovi “idoli” digitali Needfile Team 02/03/2024

L’apparenza umana dell’influencer marketing: i nuovi “idoli” digitali

La rapida trasformazione delle tecnologie digitali ha generato nel corso degli ultimi 10 anni notevoli cambiamenti nel modo di comunicare, entrando in contatto con nuovi strumenti e nuove figure professionali. Una di queste è quella dell’influencer che ha saputo fondere l’umano con il digitale. La crescita esponenziale che sta avendo l’intelligenza artificiale sta provocando, anche in questo ambito, una mutazione dell’influencer tradizionale al punto tale che

oggi possiamo parlare di influencer virtuale o digitale, ovvero un personaggio creato al computer che esiste solo in rete.

Gli influencer virtuali non sono una novità; il primo o meglio la prima, infatti, è nata in Giappone nel 1996 e si chiama Kyoko Date. Si è trattato del primo esperimento capace di far convergere tra loro l’intelligenza artificiale, la computer grafica, la realtà aumentata, il motion capture e il machine learning, tutte funzionalità che permettono di creare personaggi digitali sempre più realistici, espressivi e interattivi, in grado di generare contenuti originali e di comunicare con il pubblico.

Gli influencer virtuali possono nascere da diverse fonti di ispirazione, come personaggi di videogiochi, anime, manga, fumetti, film o serie TV, oppure da modelli umani reali o immaginari. Generati tanto da singoli artisti o da piccoli team quanto da grandi aziende o agenzie specializzate, investono ingenti risorse per sviluppare e promuovere i loro avatar.

Ognuno di loro viene creato conferendo ad ognuno di essi una propria identità e una storia che li rendono riconoscibili.

Inoltre, come i corrispettivi umani, hanno un loro canale su Instagram, YouTube, TikTok o Twitch, dove pubblicano foto, video, storie, live e altri contenuti, che mostrano la loro vita quotidiana e le loro collaborazioni con altri influencer, reali o virtuali. Esistono diversi di questi personaggi virtuali e tra questi possiamo citare:

  • Lil Miquela, nata nel 2016 per opera della società di Los Angeles Brud, che si occupa di intelligenza artificiale e robotica. Ha un aspetto da ragazza californiana, i capelli neri e le lentiggini. Si definisce una cantante e una modella collaborando con brand come Prada, Calvin Klein, Samsung e Spotify;
  • Leya Love è una virtual influencer creata da Cosmiq Universe, società fondata da Annika Kessel e Bruno Stettler. E’ stata costruita con l’intento di diffondere l’amore, la compassione e la consapevolezza per il benessere del pianeta e degli esseri viventi incoraggiando i suoi fan a connettersi con la natura, con se stessi e con gli altri. Leya è anche un’artista NFT, una co-autrice di un libro bestseller e una speaker in eventi internazionali;
  • Liam Nikuro è il primo virtual influencer maschile del Giappone, creato dalla società giapponese 1sec. Si definisce un produttore musicale, un modello e un imprenditore econdivide foto dietro le quinte del suo processo di produzione musicale;
  • Francesca Giubelli, la prima influencer romana generata dall’intelligenza artificiale e la cui professione è modella e blogger e con la passione per il cibo ed i viaggi. I suoi creatori la presentano come “un progetto che vuole mettere in risalto le bellezze dell’Italia che da sempre fanno invidia al mondo come il patrimonio artistico e culturale e il cibo”.

Il proposito che ha portato alla creazione degli influencer digitali data la loro capacità di integrarsi con molteplici quantità di dati, è quello di stabilire se sono in grado di aderire ai determinanti pilastri (pillar) dell’influencer marketing: autenticità e credibilità, fiducia ed attrattiva, e infine livello di competenza elementi che sono fondamentali per la

creazione di un rapporto di valore tra gli opinion leader e il loro pubblico.

In pratica sono strumenti in grado, potenzialmente, di percepire quali argomenti e prodotti sono vanno per la maggior tra il pubblico così da indirizzare la produzione soprattutto per i principali “brand”. Allo scopo di stabilire le capacità che hanno questi avatar di “fare mercato”, alcuni centri di hanno condotto un’analisi suddivisa in due differenti osservazioni: comprendere in maniera più generale l’ecosistema popolato da questi attori virtuali al fine di offrirne una classificazione o differenziazione capace evidenziare le più interessanti peculiarità.

Precisamente, grazie all’ausilio del sito internazionale Virtual Humans, sono stati identificati i 188 soggetti campione d’analisi, ovvero quegli influencers di origine virtuale con una base di seguaci o followers superiore a 1000 persone. Sono stati scelti alcuni significativi criteri in grado di evidenziare e suddividere tutti questi avatar virtuali per le loro singolarità, permettendo di classificarli in specifici campioni. Di seguito vengono riportati i quattro criteri selezionati:

  • Ampiezza del pubblico su Instagram prima classificazione con quattro famiglie di candidati: i Nano, i Micro, i Macro ed i Mega influencers virtuali. I soggetti che appartengono alle ultime due classi, nonostante siano i meno numerosi, sono quelli che più di tutti hanno dato un contributo di valore al successo di tale fenomeno.
  • Frequenza media di pubblicazione su Instagram avvenuta prendendo in esame un lasso di tempo di una settimana in cui sono state osservate tutte le pubblicazioni di questi avatar ed è stato possibile constatare che al crescere dell’ampiezza di pubblico, aumenta anche la frequenza media di pubblicazione.
  • Social media presidiati consentendo di identificare Instagram come la piattaforma più coerente con la loro dimensione fisica interamente digitale. Oltre a ciò, però, è stato possibile determinare come questi influencers virtuali siano in grado di “esistere” anche in altri social quali Tik Tok, Facebook, e addirittura Spotify.
  • Aspetto estetico dei soggetti virtuali in ultimo, uno dei criteri più significativi che ha permesso di scindere in due esatti gruppi gli influencers artificiali legato all’aspetto estetico. Definite due famiglie di soggetti tra gli influencer umanoidi (52%) con sembianze simil-umane che contestualizzano la loro esistenza sul mondo reale sensibilizzando riguardo temi attuali, luoghi e persone, e l’altra famiglia degli influencers animaleschi (48%) creati grazie all’immaginazione dei creators e che vivono in mondi immaginari.
La conclusione a cui si approda è che questi attori sembrano “in parte” aderire ai pilastri dell’influencer marketing.

Essi sembrano compiere un ridimensionamento di tali caratteri per favorire e valorizzare la loro natura esclusivamente digitale. Un prolungato ed eccessivo successo di questo fenomeno potrebbe, nel tempo, generare una sottobanco dell’influencer marketing chiamato Artificial Influencer Marketing, capace di definire nuovi pillar sempre più coerenti con la dimensione virtuale, in continua crescita, di questi “opinion leader”. Una innovazione complice dello sdoganare e, soprattutto,

rompere in modo sempre più evidente il confine tra virtuale e reale al punto tale da rendere questi due mondi indistinguibili.

Tutta una questione di misure! Se da un lato la nascita di questi nuovi “idoli” apparentemente umani suscita interesse e curiosità, al punto che già in molti creano dei veri e propri fan club alla pari dei calciatori, tutto questo rappresenta un qualcosa che a dire “inquietante” è poco.  Attenzione a non lasciarci travolgere dai nuovi idoli che di umano non hanno nulla: restano semplici strumenti digitali con un fine materialistico, privi di emozioni e di coscienza.

Noi, della vecchia scuola, preferiamo le persone vere nella loro reale imperfezione.

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