Il fregio della sala da pranzo del palazzo Stoclet di Bruxelles rappresento l’ultima grande impresa collettiva a cui l’autore partecipò. Il palazzo, residenza privata dell’industriale belga Adolphe Stoclet, fu realizzato tra il 1905 e il 1911 secondo il gusto secessionista dell’architetto Joseph Hofmann che si occupà, assieme a Koloman Moser, anche della scelta delle decorazioni e dell’arredamento.
Il mobilio, l’illuminazione e gli oggetti furono progettati con estrema cura secondo l’idea secessionista di “opera d’arte totale” combinando architettura, pittura e arti applicate in un ambiente unitario. Il palazzo, per l’aspetto prezioso ma austero, venne paragonato alle strutture egizie e bizantine. L’esterno, una facciata in marmo costituita da una torre panoramica con una piccola cupola fiorita, ricorda il palazzo della Secessione di Olbrich mentre l’interno, partendo da un atrio con la collezione d’arte di famiglia, si disloca in ambienti riservati a fini culturali come la sala della musica e del teatro proseguendo con gli ambienti privati. Klimt si occupò della decorazione della sala da pranzo, un locale rettangolare con pavimento a scacchiera e pareti in marmo sui toni bianchi e neri. All’interno della stanza sono presenti ancora oggi due lunghe credenze in marmo nero e due mobili in vetro per il servizio da pranzo; al centro una tavolata in radica con ventidue sedie in pelle nera e dai bordi dorati. Il fregio percorre le due pareti più lunghe occupando la fascia più alta del muro; costituito da quindici pannelli marmorei, Klimt applicò inserti d’oro, maioliche, smalti e ceramiche mantenendo l’idea del mosaico. Al centro il fregio riporta L’Albero della vita completamente in oro e impreziosito da figure geometriche (farfalle colorate, triangoli, cerchi, occhi egizi e uccelli rapaci) e i suoi rami si diffondono occupando tutta la superficie raggiungendo le figure ai lati. A sinistra o a destra a seconda del pannello scelto, il Roseto una pianta ornamentale, e L’attesa dove una donna attende l’arrivo del suo amato (in posa di danzatrice egizia) e L’abbraccio figure poste frontalmente dall’altro lato della stanza, simbolo di un amore ritrovato dove l’uomo di spalle, coperto da un grande mantello decorato, ricorderebbe la scena finale del Fregio di Beethoven. Si riporta una ricostruzione dei cartoni inerenti a uno dei due fregi de L’Albero della vita con
L’attesa conservati oggi nell’Ŏsterreichisches Museum für angewandte Kunst di Vienna; eseguiti tra il 1906 e il 1907, per raggiungere la massima aderenza Klimt utilizzò diverse tecniche come l’acquarello, la tempera, la porporina, l’argento, la grafite e i pastelli, l’argento, il bianco di copertura, la foglia d’oro e d’argento su una base cartacea aggiungendo scritte autografe e appunti per gli esecutori. Eseguito a mosaico su lastre di marmo dalla Wiener Werkstätte il fregio, ricco di materiali preziosi come undici qualità d’oro diverse, smalti, madreperla e metalli vari, riporta nel suo splendore motivi organici e inorganici riprendendo lo stile fiorito e sfarzoso dei dipinti ad olio delle famose femme fatales. Per tutto il periodo della realizzazione, Klimt affiancò alla preparazione dei cartoni il lavoro in team collaborando con gli artigiani della ditta, apportando gli appunti su ogni dettaglio possibile; una volta inciso col trapano il disegno sul marmo, Klimt ne ripercorreva i contorni manualmente. L’albero, soggetto che si ricollega al significato di questa ricerca, ingloba simbolismi legati alle credenze mitologiche come gli elementi della tradizione egizia oltre alla combinazione di elementi naturali stilizzati riscontrabili nelle figure umane e nei rami stessi che percorrono tutto il fregio. Farfalle, libere e leggere, volano lontane dall’albero decorando lo sfondo assieme a un tappeto fiorito simile al Paradiso terreste dove gli uomini vivono in pace e in armonia. Un indiscutibile omaggio al pilastro del mondo.