” C’è una rivoluzione che dobbiamo fare se vogliamo sottrarci all’angoscia, ai conflitti e alle frustrazioni in cui siamo afferrati. Questa rivoluzione deve cominciare non con le teorie e le ideologie, ma con una radicale trasformazione della nostra mente. “
In psicologia la frustrazione pare sia uno stato antico quanto l’uomo. Fin dalla nascita il neonato scopre quel sentimento ancora in fasce, che si rivelerà nel tempo un meccanismo di autodifesa per mascherare i nostri disagi.
La frustrazione tocca corde profonde dell’Essere. Definita come quello stato emotivo che nasce in conseguenza a un mancato raggiungimento di un obiettivo, di un bisogno o desiderio, può scatenare comportamenti spropositati di rabbia, odio e invidia, o un anestetizzazione nel più totale distacco o apatia.
Se l’uomo riuscisse a vivere le proprie capacità pulsionali in un sistema sociale non coercitivo, avrebbe la libertà di esprimere sé stesso. La frustrazione nella nostra libido evolve in chiusura, una mortale contrazione controcorrente rispetto al fluire vitale. Il dire no, attraverso le frustrazioni ripetute ci porta a piccole o grandi, ma continue nevrosi, nel nostro modo così ristretto di vivere e affrontare la quotidianità.
Bye Bye Piacere. Come reagiamo?
Attuando di fronte all’intollerabilità un atteggiamento caparbio e assertivo – insistendo inutilmente su ciò che non può essere e mai sarà – nel voler controllare una situazione, o cercando di non perdere ciò che desideriamo o ancora tentando di eliminare il problema che ci allontana da esso. Reazioni aggressive che si presentano nelle personalità più sanguigne e irascibili, o negli apparenti quieti che ingoiano bocconi amari per poi esplodere in teatrali crisi di rabbia rivolte al soggetto complice o al primo malcapitato. Non è la rabbia che ci smuove ma quel senso di inadeguatezza, nel modo in cui forse a volte ci ci toccano gli altri nella più totale indifferenza. E si ricade nel silenzio, perché a volte ci si stanca di lottare di fronte a una realtà illusoria dove si rimane incompresi: ansia, angoscia, distacco emotivo. L’apatia dovuta da una delusione nella non accettazione del sé determina approcci e scelte di vita, innalzando muri a volte necessari ma spesso insormontabili e che non ci consentono di mostrarci per come siamo. Eventi frustranti e traumi emotivi attivano tutti quei meccanismi di autodifesa già interpretati da Freud. A noi scegliere se assecondarli o piuttosto lavorare sulle nostre mancanze e l’intollerabilità di certi dispiaceri prima di soccomberne totalmente.
“ La vita non ha valore se non è un fuoco che rinasce senza sosta. “ Pierre Valléry-Radot
La sofferenza è necessaria per rinascere. Ci spinge attraverso il silenzio e l’introspezione, a coltivare parti dell’Io prima a noi sconosciute. Entrare il contatto con la nostra essenza più profonda.
Accoglierne il dolore, accettarlo come parte del sé per una rivoluzione.
Essere forte nelle propria ricerca è il passo fondamentale per trovare consapevolezza di te stesso.
Esprimi e vivi la tua unicità. Sempre.