Il pensiero politico americano di Noam Chomsy oggi la politica italiana Maurizio Nistor 06/06/2022

Il pensiero politico americano di Noam Chomsy oggi la politica italiana

Avram Noam Chomsky è un linguista, filosofo, scienziato cognitivista, teorico della comunicazione, accademico, attivista politico e saggista americano che ha trasmesso importanti riflessioni sulla politica americana, pensieri che oggi portano sicuramente a ragionare anche sulla situazione politica del Bel Paese, espressione indicante l’Italia che meritava quest’appellativo grazie alle sue caratteristiche peculiari, oggi un Paese spesso deriso a causa della vergognosa e pericolosa situazione politica.

Durante il periodo della regressione – sostenne Noam Choshy – era molto dura, i miei genitori erano disoccupati ma c’era una grande fiducia nel futuro, anche se era molto più dura di oggi c’era il sentimento di speranza, le cose sarebbero migliorate. Sentimento che oggi non c è più. L’odierna disuguaglianza non ha precedenti. La disuguaglianza è causata da una grandissima fascia di ricchezza verso una ridotta parte della popolazione l’1%. Ad oggi esistono i cosiddetti “iper ricchi” , minatorio da una parte dell’attività economica e sociale, dall’altro dannoso per la democrazia. Alla base del sogno americano è sempre esistita una mobilitazione tra i ceti sociali: nasci povero, lavori duro, ottieni ricchezza. Nonostante il basso status puoi riuscire a comprarti una casa e far crescere i tuoi figli. Questo sogno è morto.

Cosa vedreste assumendo un punto di vista esterno? Negli Stati Uniti, in un regime democratico che impone determinati valori, l’opinione pubblica definisce gli indirizzi politici, e il governo deve muoversi in base al volere e le richieste del popolo; questa è la democrazia ma bisogna rendersi conto che alcune cerchie potenti non hanno amato tale forma politica, per ottime ed egoistiche ragioni. La democrazia consegna il potere nelle mani del popolo togliendolo a quelle cerchie che continuano comunque ad arricchirsi. La concentrazione della ricchezza produce potere, soprattutto in un paese dove le elezioni richiedono costi alti costringendo i partiti a dipendere dal denaro delle grandi aziende. Una volta acquisito il potere politico, le leggi saranno costituite da normative che agevoleranno queste imprese così da risaldare il patto tra politica, potere e ricchezza. E’ quello che vediamo, un circolo vizioso costantemente in atto. Nel 1776 Adam Smith aveva sollevato questo problema nel trattato della ricchezza delle nazioni, in Inghilterra i principali artefici delle leggi erano i mercanti ed i fabbricanti, le persone socialmente dominanti erano coloro che facevano valere i propri interessi indipendentemente dalle sofferenze del popolo. Oggi non sono più i fabbricanti e i mercanti i dominatori, ma le Istituzioni finanziarie e le multinazionali secondo Adam Smith, basate sul principio “ tutto a noi, niente agli altri” intente a portare avanti politiche a loro vantaggio in assenza di una reazione popolare. Questo è ciò che accadde. Nel corso della storia americana si ricordano grandi scontri tra democrazia e libertà dal basso e il tentativo di controllo e dominio dall’ alto. Uno scontro sempre esistito. Si riteneva che un maggior potere dovesse stare nelle mani dei ricchi,e a suo dire era il ceto più responsabile. Grazie ad una sua iniziativa il Senato aveva il potere e i senatori erano scelti dai ricchi, gente ben disposta nei confronti della Convenzione istituzionale.

C’é stata a partire dagli anni ’70, un’offensiva capillare nel mondo economico contro gli impulsi egualitari manifestatasi fino al termine della presidenza Nixon, denotata su vari livelli; sul versante conservatore bastava citare il cosiddetto Power Movi, inviato alla camera di commercio dal giudice Powell, un campanello d’allarme al mondo economico che stava prendendo forza sulla società spronandolo nel fare qualcosa contro queste forze, arginare questa ondata di democratizzazione, in posizione di difesa ma con la volontà di cambiare, mutarne i valori. Non si parla mai del business privato ma di un interesse nazionale per definizione. A partire dagli anni ‘70 lo sforzo da parte dei padroni dell’umanità per rimodellare l’economia secondo nuove direttive era attribuito alle banche, alle compagnie finanziarie e compagnie di assicurazione. Nel 2007 poco prima dell’ultimo crack, le attività finanziarie produssero il 40% dei contributi finanziari molto più che in passato. Negli anni ‘50 come decenni prima di allora, l’economia si basò specialmente sulla produzione ove gli Stati Uniti erano considerati un grande centro manifatturiero in cui gli istituti finanziari avevano poco spazio assieme a una parte piccola nell’economia e con il compito di distribuire risorse inutilizzate verso le attività produttive. L’erogazione dei crediti determinarono un grosso sviluppo dell’economia grazie all’introduzione di controlli più ferrei, oltre all’abolizione di pericolose strategie d’investimento. Non ci furono crack finanziari.

Con gli anni ‘70 così cambiò tutto, un periodo contraddistinto da un impressionante afflusso di capitale speculativo che portò a grandi cambiamenti nel settore della finanza; dalle banche tradizionali si passò a istituzioni più spregiudicate disposte a fare investimenti a alto rischio e manipolare denaro. L’economia passò da dipendere dalla produzione a dipendere dal business dalla finanza, e lo si denota anche nella scelta dei direttori negli anni ‘50 e ’60, personalità dalle competenze ingegneristiche ed esperti in astuzie finanziarie ecc..Alcune aziende fecero più profitti giocando con il denaro che con i beni produttivi, come la Genera Eletric. Questo significa che sostanzialmente, una istituzione finanziaria non produrrebbe nulla che abbia un valore per l economia ma sposterebbe denaro per mezzo di operazioni finanziarie, “finanzializzazione dell’economia”, andando a braccetto con la delocalizzazione della produzione. Il capitale si può spostare, il lavoro no. Come diceva Smith, alla base del libero mercato deve esserci la libera circolazione del fattore lavoro, ma se i lavoratori sono bloccati ne vengono riconosciute delle anomalie; un aumento dell’insicurezza che porta successi nell’economia a causa di ricchi spietati che tengono i lavoratori in un condizione di incertezza e di sottomissione, non più capaci di appoggiarsi a sindacati per salari più dignitosi, o condizioni di lavoro migliori.

Per i padroni dell’umanità l’insicurezza è accettabile, a discapito di una popolazione devastata dall’oppressione. Questi due processi “delocalizzazione e finalizzazione” hanno alimentato il circolo vizioso, i cui effetti sono la concentrazione della ricchezza e del potere. Distruggere questo sistema? Togliendo i finanziamenti non funzionerà più suscitando rabbia e malessere nei cittadini decisi a chiedere qualcos’altro, una strategia concreta che ha portato alla privatizzazione di molte strutture, come stanno sparendo le scuole pubbliche. La solidarietà è un sentimento umano e i figli non vanno più a scuola perché bisogna pagare le imposte. La scuola sta subendo vari attacchi nonostante sia uno dei gioielli della società americana Nell’età dell’oro la crescita del tempo era proprio la libertà dell’istruzione gratuita, ai reduci della seconda guerra potevano andare gratuitamente all’università gli Stati Uniti erano a tutti i livelli all’avanguardia, nell’istruzione pubblica. La maggior parte dei fondi oggi provengono dalle rette e non dallo Stato, quindi le persone più agiate potranno permettersela senza incorrere in debiti. Un fardello terribile sulle spalle degli studenti. La società di allora molto più povera, nonostante la presenza di strutture gratuite e pubbliche ad oggi la politica sostiene passa la storia delle regolamentazione è stata barrata o sostenuta dalle lobi economiche che hanno assunto di non avere le risorse necessarie nonostante sia molto più ricca rispetto al passato.

Nell’odierna società americana non si sente più spesso parlare di classi sociali, l’unica distinzione sociale oggi è di chi comanda e di chi esegue gli ordini. Ad oggi questa è l’unica sfumatura della realtà sociale. Lo sviluppo della pubblicità era in fondo un metodo per manipolare i consumatori, controllare l’attitudine della gente producendo consumatori manipolati. La stampa è incentrata nel condizionare verso le mode e altri fattori marginali per tenere buona e tranquilla la massa della popolazione. Chiamato “gregge caotico” a partire da Madison, l’obiettivo era quello di fabbricare consumatori. Creando una società perfetta incapace di sfuggire al controllo del dominatore: gente è caduta nella trappola nell’acquisto di molte cose inutili. Le pubblicità di auto o altri prodotti sono sempre accompagnati da modelli e attori per creare delle suggestioni irrazionali. Creare quindi un popolo non informato, andando controcorrente a quelle che sono le sue esigenze e interessi. Analisi hanno dimostrato che il 70% della popolazione non ha il potere di influenzare la politica. Il governo ha creato persone egoiste e rabbiose.

La società statunitense sembra si concentri sempre più sul concetto di Adam Smith “Tutto per me, nulla per gli altri.” Se i media non saranno controllati non avremo una società veramente democratica. Ovunque si guardi si trovano forme di autorità e dominio che dovrebbero avere il consenso democratico, ma non è cosi, non sono legittimate dal popolo e andrebbero cancellate. Viviamo in una società aperta. Attraverso una maggiore organizzazione e intraprendenza si potrebbero ottenere ancora numerose vittorie anche sotto forme di promozione sociale e attivismo politico.

“Ciò che conta sono le innumerevoli azioni della gente qualunque, azioni minime che gettano però le basi per importanti avvenimenti in grado di condizionare la storia, la gente qualunque ha fatto la storia in passato e la farà anche in futuro.”

Noam Chomsy

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