La società dei tradimenti nell’epoca del patriarcato Nicola Bombonati 06/08/2024

La società dei tradimenti nell’epoca del patriarcato

Non siamo nati per stare soli. Essere in compagnia della persona a cui teniamo è l’energia che ci permette di vivere ogni giorno consapevoli che ciò che facciamo per noi stessi è linfa per chi vive al nostro fianco. Fino a quando dura.

Oggi matrimonio e famiglia spaventano perché sono una responsabilità troppo grande da gestire.

La maggioranza dei più giovani rappresenta la parte della popolazione mondiale che rifiuta di sposarsi a prescindere dal motivo. E’ prevalente la scarsa serietà nel portare avanti una relazione così come prevale la paura di amare, o di vivere una nuova storia d’amore perché il troppo sentimento che ci si mette deteriora e consuma. Si preferisce vivere una storia libera per cui oggi stai con Tizio e domani con Caio. Ben peggiore è il comportamento di chi riesce a gestire in gran segreto e completamente, senza farsi mancare nulla, la storia con Tizio contemporaneamente e segretamente con Caio.

La tendenza è semplificare la difficoltà nel costruire un qualcosa di concreto nella vita di coppia con la scusa delle difficoltà economiche che le persone giovani incontrano mantenendosi con il proprio lavoro: ma per caso i nostri genitori nuotavano tutti nell’oro? O forse i giovani oggi preferiscono spendere quello che guadagnano più per sfoggio e meno per costruire il proprio domani? Nel periodo di decadimento culturale e di valori che viviamo esistono personaggi del cosiddetto mondo intellettuale, come Alice Urciuolo scrittrice finalista del premio Strega 2023, che definiscono l’aspettativa di fedeltà reciproca nella vita di coppia un problema. Non è un caso che, anche in Italia, i promotori della legge sulle unioni civili abbiano avuto premura nell’escludere gli obblighi di fedeltà per le coppie etero che omosessuali.

È meglio cambiare continuamente partner perché il mondo è liquido per cui ora siamo insieme ma domani non più trovando il pretesto che uno dei due o è troppo cattivo, o troppo possessivo o con manie di controllo o, semplicemente perché, soprattutto la lei, vuole cambiare vita avendo raggiunto il risultato che le ha permesso di fare il passo tanto atteso, sacrificando tutto il resto.

La conseguenza di ciò è vedere questa persona realizzarsi in tutto e per tutto, con tanto di bimbo nel passeggino dopo che nell’arco della relazione ti ha sempre detto che non era nella condizione di poter gestire una gravidanza. Nonostante ciò, la solita opinione benpensante ritiene che nella vita di coppia sia ancora troppo basso il livello di libertà individuale, soprattutto per la donna. Se dopo sette anni di vita di coppia, di cui due da fidanzati e cinque da sposati, scopri il tradimento di lei con un’altra persona e ci sono dei figli in tutta questa tresca, si può definire questa situazione una mancanza di libertà individuale oppure di senso di rispetto e responsabilità?

D’altronde ogni giorno viene veicolato il messaggio per cui le persone giovani, non solo quelle ventenni, devono vivere l’esperienza del poliamore nel quale esiste più libertà nell’impostare una relazione di coppia non esclusiva. Con il poliamore è possibile giustificare qualsiasi tipo di relazione che sia funzionale ai propri interessi come quella con cui una o un proprio dipendente potrebbe avere con il proprio datore o per tutto. La funzione del poliamore, in primis, rimane quella di rafforzare l’amore nella coppia perchè viene vissuto in maniera più libera senza legarsi troppo al proprio partner, dando per scontato che questo non alimenti comunque gelosie anche tra partner dello stesso sesso.

In quest’epoca che ci trova gusto nell’alimentare tresche, rancori e odio si dice che la vita di coppia rimanderebbe a una struttura patriarcale dove la donna viene quotidianamente sottomessa dall’uomo dal punto di vista economico, della cura personale, sessuale per via di “meccanismi invisibili e regole inconsce attraverso le quali la società odierna non assegna la giusta considerazione ad entrambi i generi” come definita da Alice Urciuolo.

È corretto quindi agire per pulsione o per attrazione fisica verso chi ha materialmente di più e a comportarsi in questo modo il più delle volte è chi dice di avere valori morali, disinteressandosi della fedeltà reciproca che in futuro deve venire meno nella vita di coppia.

Il tradimento e l’umiliazione che ne segue sono la normalità.

C’è la convinzione ormai che una relazione seria in una coppia sia un sacrificio e non condivisione reale e che non si ottiene più in cambio alcuna garanzia di reciprocità. Quando uno dei due deciderà di riprendersi quella libertà che nella relazione avrebbe dovuto essere sacrificata a un progetto di vita comune, all’altro o altra che avrebbe voluto mantenersi fedele rimarranno soltanto delusioni e la fine di un progetto esistenziale fallito.

Allora davanti a questa libertà falsa, ipocrita, umiliante e degradante, il patriarcato dov’è? Esiste perché puntare a costruire una vita di coppia, come ancora tanti cercano di realizzare, è tipico di una mentalità maschilista che alla fine è in grado solo di intossicare la relazione stessa? Quindi va bene illudere una persona facendole credere che è chi cercava intendendosela con altri o ancora con l’ex?

In realtà il patriarcato non esiste se non come spiegazione approssimativa di episodi di violenza gratuita e senza motivo.

Il vero problema è dover vivere in un periodo e in un mondo che vogliono la vita di coppia fatta solo ed unicamente di diritti e di libertà individuali, dove la fedeltà rappresenta solo un residuo autoritario mentre ciò che conta sarebbero soltanto i propri desideri e le proprie fantasie.

Studi sociologici riportano, attraverso interviste a persone di tutte le età e condizioni sociali, la loro opinione sulla vita di coppia. Le risposte, relativamente univoche, hanno prevalso in favore della famiglia tradizionale e non libera.

Al di là di ogni condizionamento, se ancor oggi si chiede alle persone comuni quale sia il modello di vita che preferirebbero sperimentare, la maggior parte risponde per il matrimonio monogamico stabile e con figli.

Una conclusiva indagine in cui si chiede se ancora si vuole costruire una convivenza con il proprio o la propria partner, la risposta è che il progetto esiste ma spaventa il matrimonio così come la convivenza. Da parte maschile esiste infatti una gran paura che la propria compagna, dopo la nascita di un figlio, lo caccerebbe di casa scegliendo un nuovo partner.

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