“Una persona ipersensibile (HSP) è colui o colei che ha una percezione di sé più intensa della maggior parte degli altri. Percepisce più stimoli e più informazioni e, di conseguenza, ha a che fare con più dati da organizzare e collegare tra loro. In natura, la nostra sensibilità non dovrebbe essere un limite: come nell’antichità, noi dovremmo poter dare il nostro contributo alla comunità attraverso la nostra peculiare capacità percettiva. Allora, eravamo in grado di rivelare eventuali pericoli in arrivo, ma anche di indicare la strada per trasformarli in opportunità. Adesso, invece, non sopravviviamo con il coraggio o l’aggressività. Le persone ipersensibili lo fanno in modo più cauto, facendo attenzione, valutando la ritirata, che in fin dei conti è una delle alternative per sopravvivere. Ecco perché non amiamo i conflitti e amiamo l’armonia. Infine, gli ipersensibili cercano in tutti i modi di raggiungere la perfezione, ma ovviamente nessun essere umano è in grado di farcela. E non sono facilmente identificabili perché sono eccezionali nell’adattarsi alla massa, sopprimendo la propria sensibilità. E non mi piace l’espressione “persona ipersensibile”, il prefisso “iper” contiene un giudizio, ossia che la sensibilità è troppa. La nostra sensibilità invece è un dono, e un dono non può mai essere “eccessivo”. Sfortunatamente non ho ancora trovato la parola giusta”. Rolf Sellin, scrittore.
HSP Highly Sensitive Person. Le persone altamente sensibili hanno la particolarità innata di avere un’intelligenza emotiva più sviluppata della media, che le aiuta a interconnettersi e immedesimarsi con gli altri. Sanno entrare più facilmente in contatto ed amare. Significa essere più recettivi per il modo in cui il cervello elabora le informazioni, riflettendo inoltre più profondamente sulle cose comportando a volte stati di crisi.
La sensibilità è una qualità che può rendere empatici, comprensivi, compassionevoli e affettuosi, ma in dosi eccessive può renderci “pesanti”, causare conflitti verso noi stessi e chi ci circonda. Da un lato amano, dall’altro per la loro profonda sensibilità devono proteggersi da persone e relazioni negative che creano in loro ansia e depressione (che vengono poi assuefatte da cibo, droga o alcol), possono alimentare reazioni troppo emotive o spingerle a issare un muro di ostilità.
Comportamenti che possono costare amicizie o perfino il posto di lavoro. Secondo Aron Elaine, psicologa statunitense, gli HSP si proteggono chiudendosi in sé stesse oppure attaccando attraverso minimizzazioni o ingigantendo i discorsi dando la colpa agli altri o a sé stesse, e proiettando a volte sul prossimo le reazioni negative. Questo potrebbe, nonostante la buona fede, farle apparire manipolatrici. Se non imparano a controllare le proprie emozioni, le HSP possono dare l’impressione di essere instabili o immature.
“Etichettate spesso come timide o nevrotiche perché esitano più di altri a correre rischi, provare nuove esperienze o conoscere persone nuove. Poiché gli HSP preferiscono guardare prima di entrare in nuove situazioni, sono spesso chiamati “timidi”. Ma la timidezza è appresa, non innata. In effetti, il 30% degli HSP è estroverso, sebbene il tratto sia spesso etichettato come introversione. La sensibilità è valutata in modo diverso nelle diverse culture. Nelle culture in cui non viene valutato, gli HSP tendono ad avere una bassa autostima. Gli viene detto “non essere così sensibile” in modo che si sentano anormali.”
E’ necessario, una volta presa consapevolezza del problema, capire quali sono le situazioni che ci coinvolgono e saperle gestire con più distacco e obiettività. Chi o cosa urta la sensibilità può essere il punto di partenza per un lavoro interiore. «Annotare che cosa innesca una reazione eccessiva può esserti d’aiuto per individuare le situazioni in cui la tua emotività è eccessivamente sollecitata», sostiene Spradbury. «Così conoscerai meglio te stessa e questo ti darà forza». E poi trasformare quei limiti in punti di forza.
La capacità di fare riflessioni profonde può renderle preziose risorse nel lavoro: utili quando si dovranno analizzare pro e contro, sapendo gestire lo stato d’ansia e grazie al loro spiccato intuito potranno renderle anche ottimi leader.
«Tra gli animali selvatici, gli individui con le caratteristiche delle HSP sono quelli che captano per primi le energie attorno a loro», afferma. «Possono accorgersi dei pericoli e portare in salvo il branco, diventandone il capo» Ted Zeff psicologo.
Riconoscere la propria natura è la premessa indispensabile per cambiare. E per lavorare su quello che sembra un difetto e che, invece, si può trasformare in una grande e positiva risorsa. Ma c’è un metodo che non può fallire, insiste Sellin, una persona così deve innanzi tutto capire che “ha qualcosa di speciale”; individuato questo potenziale si tratta poi di trasformarlo in un elemento positivo. Ascoltare sé stessi è comunque la premessa per andare avanti nel percorso di cambiamento senza inutili sensi di colpa.
«Le emozioni non sono né giuste né sbagliate», assicura la psicologa Karin Steyn. «È come le gestiamo a fare la differenza».