I Colli Euganei attraversano il cuore della pianura veneta. La loro geometria dai volumi conici quasi perfetti, discende da fenomeni vulcanici risalenti a oltre 40 milioni di anni. Al fascino paesaggistico si accosta l’unicità di un territorio intriso di arte e cultura per i pittoreschi borghi storici situati lungo i molteplici itinerari che si possono percorrere all’interno del Parco.
I Colli Euganei, costituiti da circa un centinaio di rilievi con un’altezza massima di 600 metri racchiudono una straordinaria biodiversità botanica e faunistica, un patrimonio naturale che a partire dal 1989 si è deciso di salvaguardare istituendo il primo Parco Regionale del Veneto con l’intento di tutelare il territorio in termini sia ambientali che turistici. Una ramificazione di sentieri percorsi da rocce sedimentarie, le più diffuse e antiche del territorio formatesi dal deposito di detriti e sedimenti quando in loco vi era ancora il mare.
Tra le più antiche il Rosso ammonitico – 150 milioni di anni – sul Monte Resino a Fontanafredda. Il Biancone, seconda roccia per genesi -135 milioni di anni – è un calcare bianco composto da gusci calcarei di organismi microscopici o ancora, la Scaglia Rossa – 90 milioni di anni – un calcare argilloso contenente fossili come ricci di mare e denti di squalo e in ultimo la Marna euganea – 55 milioni di anni – una roccia argillosa color verde-grigiastro rilevata nelle zone di Teolo, determinante in quanto, nella sua fase di formazione – 43 milioni di anni fa – si verificò il primo ciclo eruttivo. Il magma, fuoriuscito da fratture della crosta marina, espandendosi formò le rocce basaltiche, ancora oggi visibili nei pressi di Teolo e del monte Gemola.
Quindici comuni euganei che, grazie alla bellezza dei loro castelli e prestigiose ville, vantano un prestigio per storia e cultura: Arquà Petrarca, Abano Terme, Montegrotto Terme, Battaglia Terme, Baone, Cervarese S. Croce, Este, Galzignano Terme, Lozzo Atestino, Monselice, Rovolon, Teolo, Torreglia, Vo’. Il Piano Ambientale approvato nell’ottobre 1998 prevede i Programmi Biennali per la valorizzazione e la tutela del Parco assicurandone la sostenibilità e lo sviluppo economico favorendone l’urbanizzazione controllata, la promozione e protezione agro-silvo-pastorale. Un’area dal perimetro approssimativamente ellittico di quasi 22 mila ettari per un totale di circa 100 mila abitanti.
La località dei Colli Euganei, con i suoi 3 mila anni di storia sono testimoniati da siti archeologici, musei e monumenti.
Si citano Este culla della civiltà Paleoveneta, Arquà Petrarca incantevole borgo medievale e Monselice scenografica città murata o ancora, le suggestive ville venete come Villa Vescovi a Torreglia e Villa Barbarigo a Galzignano, e i monasteri di Praglia e del Rua luoghi destinati alla scrittura e al restauro, alla produzione di erbe e vini, e al raccoglimento spirituale. I più antichi reperti archeologici in selce risalgono all’età Paleolitica.
Il Museo Nazionale Atestino di Este espone un’ampia collezione dedicata ai Veneti Antichi, reperti risalenti all’ultimo millennio a.C., civiltà che visse e incentrò la sua cultura economico-religiosa nel territorio di Montegrotto. Nel periodo romano vennero edificate strade, acquedotti e coltivazioni diffuse di vite, olivo e castagno che, grazie alla presenza di ruderi, testimoniano antichi centri rurali e artigianali. Giovenale -poeta e retore romano- lodò nei suoi scritti la pecora padovana per la qualità della lana, oggi oggetto di studio dell’Università di Padova, riscoperta e rintrodotta.
Luoghi in cui si estende una flora mediterranea – olivi, cipressi, conifere, allori, ginestre – ricca di cacciagione, legname pregiato, pietra da costruzione e un clima salubre per la piovosità e le temperature miti ove primeggia la presenza di sorgenti d’acqua calda, come il caso di Montegrotto che, in epoca Augustea, fu luogo di svago per la nobiltà attraverso opere scenografiche come teatri e piscine per rappresentazioni sull’acqua.
Le acque termali, studiate dalla metà degli anni ‘70, seguono un circuito sotterraneo dissociato da quello vulcanico, troppo antico per poter generare fonti di calore. Le acque derivano dalle precipitazione delle località dolomitiche – Recoaro, Valdagno, M. Pasubio – seguendo un percorso sotterraneo di circa 3 mila metri che ne permette il surriscaldamento. Un circuito ove le acque in risalita si arricchiscono di una leggera radioattività e di vari sali sciogliendo i minerali più solubili presenti nelle rocce lungo il percorso, raggiungendo temperature di 87°C; elementi chimici presenti come il cloro, lo zolfo, il magnesio, il silicio e lo iodio. L’acqua termale unita a particolari alghe, viene utilizzata per la preparazione del fango vegeto-minerale presso i centri termali di Abano Terme, Montegrotto, Battaglia e Galzignano, ideale per alleviare i dolori articolari, lo stress psico-fisico e il drenaggio cutaneo grazie ai trattamenti di fangoterapia.