“Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura”. Un successo avviato per la salvaguarda dell’ambiente sancito dal Protocollo internazionale di Montreal nell’87 puntando ad eliminare il 99% delle sostanze chimiche responsabili della riduzione dello strato di ozono.
L’ozono è un gas racchiuso in un sottile strato atmosferico a 25 km di altezza dal suolo, il filtro che divide la Terra dai raggi ultravioletti. L’ozono ci difende dalle radiazioni nocive che provocherebbero nell’uomo patologie agli occhi, pelle e sistema immunitario. Le radiazioni possono inoltre alterare il sistema della fotosintesi vegetale, necessaria per produzione di ossigeno e gli ecosistemi naturali.
C’è da dire comunque che la distribuzione dell’ozono non è omogenea poiché la sua concentrazione cambia ai Poli e all’equatore dove ad esempio lo strato è più sottile. Può inoltre variare in base alle stagionalità; da agosto ad ottobre il buco si “dilata” e la quantità di ozono diminuisce notevolmente, per poi chiudersi nel resto dell’anno.
Abbiamo preso coscienza dei danni provocati all’uomo e all’ambiente dagli anni Ottanta grazie all’opinione di alcuni ricercatori che hanno studiato lo strato di ozono sopra l’Antartide registrandone una diminuzione fino al 40%. Si andarono a scoprire poi le dannose conseguenze nell’atmosfera dovute alla dispersione delle sostanze inquinanti, in particolare dai gas clorofuorocarburi (CFC) utilizzati come solventi e refrigeranti.
Nonostante l’impegno, gli sforzi non sono stati sempre lineare; nel 2018 si è registrato l’aumento degli CFC in Cina, situazione poi attenuata. Gli CFC sono stati gradualmente sostituiti dai idrofluorocarburi (HFC), quali potenti gas serra, pertanto anch’essi disciplinati dall’emendamento di Kigali nel 2016.
Insomma il buco nell’ozono è considerato oggi il pericolo ambientale più temuto per il Pianeta e secondo l’Onu, se si continueranno a seguire i parametri di tutela, potrà riformarsi nell’arco di due decenni. Secondo le stime potrebbe essere completamente recuperato entro il 2040 in gran parte del mondo, ricreandosi completamente entro il 2045 sull’Artico e entro il 2066 sull’Antartide.
Ognuno può contribuire a questo obiettivo attraverso accorgimenti quotidiani riducendo l’emissione di CO2, fuori e dentro la nostra casa:
- Verifica i sistemi di condizionamento e elettrodomestici possibilmente in classe A
- Accedi gli elettrodomestici nelle fasce non di punta
- Pulisci una volta l’anno la serpentina del frigorifero e regolarmente lo strato di ghiaccio sulle pareti del congelatore
- Installa un impianto per il riscaldamento solare termico e serramenti certificati per non disperdere il calore
- Limita la temperatura della casa a 20°C
- Impiega termostati
- Raccogli e utilizzare l’acqua piovana per innaffiare il giardino o il terrazzo
- Prediligi la doccia al bagno riducendo lo spreco di acqua
- Preferisci il ventilatore ai condizionatori limitandone i consumi
- Evita la centrifuga e asciugatrice se si può stendere all’aperto
- Utilizza di dispositivi elettronici o carburanti più ecologici come il metano
- Spegni le luci inutili compresi gli stand-by, e utilizzare quanto più possibile la luce naturale
- Utilizza luci a basso consumo e fonti rinnovabili/energia fotovoltaica
- Usa mezzi pubblici, bike/car sharing