L’olivo entità millenaria Sara Cifarelli 26/05/2022

L’olivo entità millenaria

L’olivo della famiglia delle Oleacee, è un albero assai longevo che può raggiungere il millennio. Una pianta sempre verde dal fusto cilindrico decisamente contorto e cavo. Dalla corteggia grigio scuro dal cui legno massiccio si possono ricavare mobili di gran pregio. E, proprio per la sua eleganza e longevità, resta un “accessorio” esibito in giardini residenziali o riqualificazioni urbane/parchi. Le sue radici possenti, visibili in superficie, non scendono oltre i 100 cm di profondità e il suo frutto, l’oliva, è una drupa di forma ovale che può pesare fino a 3 grammi. Necessita di poca acqua e tanta luce, un arbusto che ricopre i campi greci e pugliesi offrendo all’uomo un prodotto tipico della dieta mediterranea: l’olio.

L’Italia resta uno dei pionieri della produzione d’olio a livello mondiale. Tale ricchezza risiede in una regione ricca di ulivi secolari, la Puglia, precisamente in Salento nella Piana degli Ulivi Millenari dove ancora oggi primeggiano arbusti di 4000 anni e dove viene prodotto l’olio extravergine DOP Collina di Brindisi.

olivo

 

Albero inizialmente selvatico, forse giunto dall’Asia Minore, spinoso e dalle olive aspre e piccole, si diffuse verso il Sinai, Palestina, Siria e la costa meridionale della Turchia, arrivando ai piedi del Caucaso. Secondo il mito era considerato in origine un oleastro per poi giungere a Olimpia grazie al cretese Eracle Dattilo che instaurò i giochi olimpici previsti ogni quattro anni in onore di Zeus. Eracle piantò sulla collina spoglia, consacrata a Crono, un bosco ricco di questi alberi originari delle sorgenti del Danubio e avuti in dono dai sacerdoti di Apollo. I vincitori ricevevano come premio un ramo di melo assieme al suo frutto, simbolo di vita eterna e collegamento al giardino delle Esperidi dove crescevano rigogliosi meli d’oro. Albero che Atena piantò in Greca per la prima volta secondo il mito classico, e che per primo fra tutte le specie fu oggetto di contesa tra gli dei dell’Olimpo. Le leggende narrano dello scontro tra Poseidone ed Atena per il dominio dell’Attica e di come il vincitore, scelto da Cecrope re di quelle terre, avrebbe dovuto creare qualcosa di magnifico per il benessere della regione. Poseidone fondò una sorgente d’acqua salata nel cuore dell’Acropoli ma Atena ottenne la vittoria per aver scelto di piantare il primo olivo, albero che divenne poi sacro alla comunità e il simbolo della castità (in omaggio alla dea vergine).

Così loda Gabriele d’Annunzio l’olivo, associandolo alla Luce divina di Atena:

«Laudato sia l’ulivo nel mattino! Una ghirlanda semplice, una bianca tunica, una preghiera armoniosa a noi son festa.

Chiaro e leggero è l’arbore nell’aria. E perché l’imo cor la sua bellezza ci tocchi, tu non sai, noi non sappiamo, non sa l’ulivo.

Esili foglie, magri rami, cavo tronco, distorte barbe, piccol frutto, ecco, e un nume ineffabile risplende nel suo pallore!

O sorella, comandano gli Elleni quando piantar vuolsi l’ulivo, o côrre, che ‘l facciano i fanciulli della terra vergini e mondi,

imperocché la castitate sia prelata di quell’arbore palladio e assai gli noccia mano impura e triste alito il perda.

[…] O dolce Luce, gioventù dell’aria, giustizia incorruttibile, divina nudità delle cose, o Animatrice, in noi discendi!

Tocca l’anima nostra come tocchi il casto olivo in tutte le sue foglie; e non sia parte in lei che tu non veda, Onniveggente!»

L’olio era utilizzato nella vita quotidiana dei popoli antichi come alimento e per l’illuminazione per mezzo di lampade di argilla, steatite, pietra e marmo o ancora come prodotto di bellezza per il corpo in luoghi specifici come le palestre; proprio per questo è citato nei racconti leggendari per esaltare, attraverso la sua brillantezza, l’immortalità degli eroi nell’Odissea. Lo si utilizzava inoltre per preparare le salme, le cerimonie sacre, per offerte consacrate agli dei e nei rami della medicina e della magiaSecondo la religione musulmana il grande olivo è il Paradiso degli Eletti mentre nel cristianesimo è l’Albero della vita, comunione nel Cristo e col Cristo. Il ramoscello simboleggerebbe anche la figura di Cristo, incarnatosi per salvare l’umanità riconducendola nella Gerusalemme Celeste infatti ancora oggi spesso nella Domenica delle Palme, che commemora l’entrata di Gesù a Gerusalemme, alla palma viene sostituito il ramo d’olivo e il ramo stesso alluderebbe alla riconciliazione fra Cristo e gli uomini durante l’evento della Pasqua.

Nel Vangelo apocrifo di Nicodemo, risalente al IV e V secolo, si narra di una luce abbagliante che illuminò l’ascesa agli inferi del Cristo per resuscitare Abramo, i patriarchi e gli uomini giusti meritevoli di salvezza. Riprendendo l’antico racconto evangelico, nel periodo medievale nacque una leggenda legata al peccato originale di Eva che, dopo aver morso la mela, si sarebbe recata assieme al figlio Set nell’Eden per chiedere misericordia. L’arcangelo Michele le avrebbe così donato un ramo d’olivo per essere piantato sulla tomba di Adamo. Sarebbe cresciuto in breve tempo. Morta la madre, Set tornò nell’Eden incrociando Cherubino che gli donò un ramo di melo dove cresceva la metà del frutto morso da Eva. L’apparizione chiese così a Set di conservarlo con riguardo, come aveva fatto per l’olivo, perché entrambi sarebbero poi divenuti gli strumenti della Redenzione. Il ramo, giunto sino a Noè, venne custodito nell’arca. Il ramo che la colomba trovò dopo il diluvio era parte dell’albero di olivo cresciuto nella tomba di Adamo. I rami d’olivo e di melo, protetti da Noè e trasmessi ai discendenti, diverranno i due bracci della Croce.

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