Le ragioni del museo Sara Cifarelli 21/05/2022

Le ragioni del museo

“Il museo è prima di tutto e soprattutto un focolare della conoscenza, nel suo duplice impulso di memoria e di invenzione, e uno strumento di istruzione”. Fumaroli

Il museo, simbolo del passato, resta uno dei luoghi dove si cerca la meraviglia, il diverso spinti dalla curiosità consapevoli di trovarvi qualcosa che non è visibile nel mondo attuale. Sono i custodi del passato, delle tradizioni, dell’anima dei popoli e ne testimoniano la memoria collettiva. Portavoci dell’identità delle nazioni, essi preservano le abitudini e i costumi, andando controcorrente rispetto a un modello unico di vita incline a una perdita dell’identità. Dagli anni Ottanta nasce una nuova museologia dove designer, progettisti, critici, museologi, conservatori si interrogano sulla forma-museo attraverso il rapporto tra oggetto e visitatore e su come nasce e si conserva la memoria collettiva. L’idea di museo come sistema di comunicazione, elaborata da museologi e conservatori per almeno vent’anni prima che si definisse l’immagine di museo deriva dallo studio del suo rapporto col pubblico. La museologia inizia ad esistere quando il museo diventa quello di oggi: lo specchio della società che lo esprime, di volontà politiche precise e insieme la sintesi di una delega collettiva nei confronti del tempo passato, presente, futuro. Il termine “museo” nasce nell’uso moderno quando si passa da un collezionismo religioso a uno di tipo umanistico nel XV secolo grazie all’interesse per l’antico per lo studio appunto dei codici, ritratti e antichità classiche. Secondo il significato originario il museo è il luogo segreto, il tempio dedicato alle muse nel quale lo studioso ricrea sulle quattro pareti un microcosmo – studiolo / muse / museo – considerato la proiezione di un magistero intellettuale, dedito allo studio e alla riflessione.

Musei custodi di un patrimonio culturale dal valore storico-artistico, denominato collezione avente valore sociale per la capacità di unire mondi inesistenti con quello attuale. Si spoglia il reperto del valore d’uso per trasformarlo in valore culturale. La funzione del museo è quella di essere un punto di coesione e identificazione sociale ove una comunità si riconosce per tradizioni, origini e significati. Per non decadere, un museo deve restare al di sopra della soglia di identificazione, essere cioè un produttore primario di cultura e per farlo deve costantemente rinnovarsi attraverso la ricerca scientifica attraverso forme che tutelino, prevenendo e valorizzando, il valore del singolo oggetto. Un museo che non si definisca anche un istituto di ricerca scientifica capace di elaborare culturalmente il proprio patrimonio e di dare un senso alle proprie esposizioni non può considerarsi museo.

Il museo assume un valore economico nel momento in cui diviene un catalizzatore capace di creare una redditività indotta o quando la produzione culturale viene utilizzata per incrementare l’autorevolezza della nazione facilitandone l’espansione verso la conquista di nuovi mercati. Collegato quindi a uno sviluppo turistico locale, il museo-impresa mostra l’altra faccia della medaglia che spinge al consumo, in contrasto con la sua primaria funzione educativa. Si pensi alle caffetterie e ai bookshop,tappe finali del percorso, ove è possibile acquistare un souvenir del viaggio: strumenti indispensabili per la sopravvivenza degli enti, quanto le forme di pubblicità e comunicazione che ne incentivano le presenze e la loro competitività sul mercato. Rispetto ai mass media, i musei sono più influenti perché propongono non immagini o parole, ma oggetti reali non facilmente manipolabili che rischiano di essere al col tempo interpretati, alla pari delle televisioni, anonimi luoghi dove trascorrere il tempo libero offrendo al pubblico ciò che vuole e non contribuendo alla crescita culturale della comunità.

Ci si chiede infine fino a che punto essi riescano a comunicare valori e se oggi questi catalizzatori culturali siano realmente accessibili a tutti in termini di costi, promozione e disabilità.

“L’accessibilità al museo apre frontiere rivoluzionarie, destinate a riportare al centro l’attenzione sui visitatori e le loro esigenze. Il museo, dal punto di vista del visitatore, è uno spazio di rappresentazione: seleziona ciò che ritiene meritevole e lo mette in mostra. È necessariamente spazio politico, mai neutro, come tutte le istituzioni che esprimono delle scelte inevitabilmente capaci di veicolare opinioni. È un luogo di formazione che, come per la scuola nelle sue migliori accezioni, sarebbe riduttivo destinare esclusivamente alla trasmissione dei saperi. Il museo è il luogo delle potenzialità; in questo senso, la riflessione sui temi dell’accessibilità ne facilita l’indagine degli scopi e del suo possibile ruolo”. Maria Chiara Ciaccheri

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