Per poter forgiare un team di lavoro solido, affidabile e in grado di raggiungere prefissati obiettivi non si può prescindere dal successo aziendale. Costruire un gruppo di lavoro, e non solo, funzionante non è un’attività scontata e richiede a sua volta un modello necessario per ottenere una coesione e una forza necessaria alla crescita professionale e umana di ogni persona al suo interno.
Uno dei modelli più utilizzati nei percorsi di formazione aziendale è costituito dagli sport di squadra e dalla ricerca delle motivazioni che la portano ad essere vincente.
Tra questi il rugby, uno sport dove l’unione tra i giocatori è determinante per vincere la partita.
Perché considerare il rugby e non altri sport? Perché racchiude in sé fatica e sofferenza, non uno sport da salotto, tutti valori che alla fine portano come risultato la realizzazione di un traguardo, soprattutto di sé stessi. A fare da legante a tutti questi elementi ci sono le esperienze che, considerate nel loro insieme, costituiscono la formazione esperienziale. Quest’ultima è importante nel contesto di un percorso di formazione aziendale; c’è sempre il rischio infatti che nel processo di costruzione di un team si finisca con il fare una “scampagnata” dove viene creato un momento di aggregazione oltre il quale, tuttavia, non vi è altro.
Il concetto chiave quindi è “ANDARE OLTRE”, come quando si deve portare la palla ovale oltre la linea di meta per fare punto. Il non limitarsi a fare squadra vuol dire valorizzare ogni nostra capacità cercando di migliorarsi ogni giorno e condividere una crescita individuale.
Ogni risultato ottenuto di partita in partita è il risultato di quanto fatto.
Il risultato in sé non costituisce per forza il raggiungimento dell’obiettivo; per arrivarci serve un gioco di qualità che consiste nella sua impostazione in campo nell’arco degli 80 minuti alternato dalla capacità sia della mischia che della trequarti di difendere quanto costruito fino a quel momento da ogni tentativo di avanzamento dell’avversario. Il rugby non è solo metafora utile a trasmettere concetti da applicare in ambito aziendale e dirigenziale. Il rugby, come la vita, è una successione di fatti concreti.
Il rugby costituito da momenti da vivere insieme e non si può “fare finta” o “fare melina” perché si gioca e si vince solo se “mettendoci la faccia”.
Il rugby è un modello nonché uno stile di vita.
Permette di acquisire strumenti concreti che poi possono essere trasferiti in un’azienda e a ogni suo componente, non solo a chi è capo e coordina.
La formazione
- La caratteristica fondamentale del rugby è dare a tutti la possibilità di giocare e di sentirsi parte del gruppo.
- I 15 giocatori in campo non sono tutti uguali; la linea dei tre quarti composta dalle due ali e dai centri presenta giocatori dal fisico molto simile a quello di un velocista di atletica leggera.
- I due mediani di numeri 9 e 10 e rispettivamente di mischia e apertura hanno una corporatura nella media mentre i giocatori della mischia, che vanno dal numero 8 al numero 1, hanno una corporatura variabile.
- Le terze linee sono alte e molto forti fisicamente dal momento che il numero 8, il terza linea centro, è il giocatore incaricato a spingere insieme ai 6 e 7, i flanker che, come si può capire dal nome, giocano ai fianchi della terza linea della mischia e devono anche sorreggerla in fase avanzante, come contrafforti nelle volte ad ogiva, per non farla crollare con la conseguente penalità.
- Il 4 e 5 sono le seconde linee della mischia e sono funzionali in spinta oltre che nel recupero del pallone nelle rimesse laterali. Infine ci sono i 3 “asini” della situazione, quelli che devono spingere più di tutti il “carretto” di giocatori alle loro spalle, ovvero la prima linea composta dai due piloni, 1 e 3, che stanno ai fianchi della stessa e il numero 2, il tallonatore, così chiamato perché porta la palla con il tallone dalla parte della propria squadra nelle introduzioni che il numero 9 compie introducendo il pallone nel cosiddetto corridoio definito nelle mischie statiche e decretate dall’arbitro a seguito di un’infrazione di gioco.
Questa dettagliata descrizione serve a evidenziare come questo sport valorizzi ogni singola persona accettandola per ciò che è valorizzandola al massimo delle proprie potenzialità. Ogni singolo giocatore è fondamentale e deve restare concentrato dal primo all’ultimo istante di gioco oltre l’ottantesimo minuto, sia quando conduce il gioco che quando deve recuperare il pallone e fermare l’avversario.
Si gioca sia sull’uomo che sulla conquista del campo, come in una battaglia.
Nel rugby il segreto è giocare sempre d’anticipo e in ogni azione, conquista e avanzamento, c’è bisogno di tutti, sia con il fisico che con la mente e con lo spirito, per andare oltre la linea di meta perché testa e cuore non sono separati ma avanzano con lo stesso passo. Non puoi abbandonare anche una sola di queste cose altrimenti perdi!
A partire da questo principio della squadra che pensa e avanza è corretto equipararlo all’azienda. Esiste un modello di organizzazione aziendale detto di “Qualità Totale e del miglioramento continuo”; tuttavia su questo modello si è sovrapposto l’ “Approccio Integrato” e che si è dimostrato essere vincente per una multinazionale giapponese dell’automotive.
Continua con la seconda parte dedicata al valore della scelta formativa per le aziende, collegati al link.